La Sibilla Cumana e il suo antro
Questa domenica il mio racconto è ambientato in una città dove storia e mito da sempre camminano a braccetto. Sto parlando di Napoli dove, nella zona a nord, denominata Campi Flegrei, si estende il Parco Archeologico di Cuma. Al suo interno si trova un vero gioiello avvolto nella leggenda: l’Antro della Sibilla Cumana. SI tratta di una struttura artificiale in pietra di tufo risalente all’epoca greco – romana, tra il VII e VI sec. a.C. alla quale si accede percorrendo 130 m di una lunga e scura galleria illuminata soltanto dalla luce naturale, che penetra da nove aperture laterali posizionate a intervalli regolari.
La Sibilla Cumana è sotto le luci della ribalta sin dall’antichità grazie ai racconti di Virgilio nell’Eneide, e la sua storia è giunta intatta fino ai nostri giorni. È innegabile la percezione di un’aura misteriosa che si avverte quando si varca l’ingresso della galleria: chi ha avuto la fortuna di visitare questo luogo magico è rimasto colpito dalla sua bellezza e dal fascino della storia e del mito che caratterizza l’area. Ma chi era la Sibilla Cumana?
Chi era la Sibilla Cumana
Stiamo parlando di una sacerdotessa esperta nell’arte oracolare che, ispirata dalla divinità, trascriveva le sue profezie in esametri (tipico metro della versificazione greca e latina) su foglie, presumibilmente di palma, che venivano poi lanciate e lasciate volare trasportate dal vento che penetrava dalle feritoie della galleria e, una volta raccolte, i versi dovevano essere interpretati. La difficoltà del rimettere in ordine e dare un senso a questi presagi, ha dato origine nel tempo all’espressione “sibillino” che riguarda quindi tutto ciò che è oscuro e di difficile interpretazione.
I visitatori, dopo aver percorso la galleria, giungevano al cospetto della Sibilla Cumana che ascoltava le loro richieste seduta su un trono. Prima di procedere all’interrogazione dell’oracolo e di dare il responso, si immergeva nelle acque di tre vasche probabilmente per purificarsi e, una volta svolto questo rito, procedeva alla proclamazione del giudizio.
Ma da dove ha origine questo mito? Cosa fa della Sibilla un essere così divinizzato e famoso?
La leggenda narra di una fanciulla di origine greca (Deifobe di Galuco, secondo Virgilio) di una tale bellezza che il dio Apollo si innamorò perdutamente a prima vista. Per conquistarla le offrì di esaudire qualsiasi suo desiderio e lei, chiese di diventare immortale. L’amore, si sa, spesso porta a fare cose inimmaginabili e così il desiderio della giovinetta fu esaudito e la sacerdotessa si stabilì a Cuma amata e adorata da Apollo. La richiesta, però, non era stata ben espressa e non comprendeva l’eterna giovinezza. Il corpo della Sibilla Cumana cominciò a invecchiare e appassire, finché di lei non rimase altro che la sua voce.
Apollo a questo punto le diede una possibilità: se lei fosse diventata completamente sua, egli le avrebbe dato la giovinezza. Però ella, per non rinunciare alla sua castità, decise di rifiutare. Un’interpretazione moderna sfata il mito e attribuisce la struttura della galleria, per la sua forma trapezoidale e la presenza delle aperture laterali ad un uso militare, a protezione della città di Cuma e del porto. Le vasche sarebbero poi delle cisterne per l’acqua. È probabile che questa versione sia la più corretta, ma a noi piace immaginare la Sibilla intenta a scrivere e l’antro riecheggiare della sua voce avvolta nel silenzio rispettoso dei visitatori, arrivati da ogni dove, nella trepidante attesa di conoscere il proprio destino.
Un ringraziamento per queste utili e importanti informazioni all’ amica Angelica Perrotta, napoletana di nascita e milanese di adozione, sempre molto precisa e attenta a queste storie. A lei vanno anche attribuite le belle foto a corredo di questo articolo.
A domenica prossima con un altro “viaggio” alla scoperta delle bellezze della nostra stupenda Penisola.
Ugo Rossi: Giornalista pubblicista mi occupo da anni di accoglienza alberghiera e comunicazione. Amo il nostro Paese che ritengo il più bello del mondo e cerco di regalare emozioni a chi lo viene a visitare. Il mio motto? Strenuo difensore dell’uso della nostra lingua, alle persone piene di sè, preferisco di gran lunga le persone piene di se. Collaboro con EnjoyItalyGo per diffondere le bellezze italiane nel mondo.