Il Monastero simbolo della ricostruzione nel secondo dopoguerra
L’immediato secondo dopoguerra ci ha regalato una delle canzoni più iconiche del panorama canoro classico partenopeo: “Munasterio ‘e Santa Chiara“, Monastero di Santa Chiara.
Ebbe un tale successo che negli anni fu ripresa da numerosi artisti del calibro di Roberto Murolo, Peppino di Capri, Iva Zanicchi e addirittura Mina.
La canzone è molto malinconica e interpreta il pensiero di un emigrante che vorrebbe tornare a Napoli, ma è terrorizzato all’idea di ritrovare una bellissima città ridotta in rovine a causa della guerra.
Tra gli edifici cittadini colpiti dai bombardamenti c’è proprio il Monastero di Santa Chiara, uno dei più grandi complessi monastici della città, che nella canzone diventa il simbolo dell’angoscia che colpisce il popolo napoletano alla vigilia della ricostruzione.
Il 4 agosto del 1943 un bombardamento per opera degli alleati distrusse l’area della basilica e provocò un incendio che per quasi due giorni rase al suolo gran parte della struttura, costruita in stile gotico e ristrutturata nel ‘700 con l’aggiunta di numerosi dettagli nello stile dell’epoca. La ricostruzione durò fino al 1953 e restituì alla basilica l’aspetto originario, più consono agli ideali perseguiti dalla santa di Assisi a cui è consacrata.
Origine e storia del complesso monumentale di Santa Chiara
La costruzione del Monastero di Santa Chiara fu voluta da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancia di Maiorca, molto devota e amante della vita di clausura delle monache, allo scopo di realizzare una cittadella per accogliere nel monastero le monache
Clarisse e nel convento vicino i Frati Minori francescani. La chiesa avrebbe dovuto accogliere le spoglie della famiglia reale. I lavori iniziarono nel 1310, terminarono nel 1328 e nel 1330 il complesso fu aperto al pubblico. In seguito, nel 1340, ci fu la consacrazione a Santa Chiara.
La chiesa fu costruita in stile gotico provenzale e abbellita dalle opere di alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca, quali Tino da Camaino e Giotto.
Al lato della basilica fu eretto un campanile i cui lavori iniziarono nel 1338, ma ben presto furono interrotti a causa della morte di Roberto d’Angiò e alla relativa riduzione di fondi. I lavori continuarono lentamente fino a che, a causa di un terremoto alla metà del ‘400, il campanile crollò e rimase in piedi soltanto il basamento di marmo. Fu rialzato in stile barocco e i lavori terminarono nei primissimi anni del ‘600.
Nel ‘700 fu messo in atto un cospicuo lavoro di ristrutturazione che donò alla basilica un aspetto barocco. Fu arricchita da un pavimento in marmo e da pareti decorate con stucchi, cornici dorate e marmi policromi.
Struttura del monastero
Il monastero di Santa Chiara è oggi una complessa struttura che si sviluppa alle spalle della omonima basilica ed è costituita, tra le altre cose, da un meraviglioso chiostro maiolicato, dal Museo dell’Opera e da un’area archeologica dove sono stati rinvenuti resti di una stazione termale romana.
Originariamente ospitava quattro chiostri, il più importante dei quali, rimasto intatto rispetto al progetto originale e scampato alla distruzione dei bombardamenti, è quello delle Clarisse. La basilica è costituita da una struttura molto semplice con un’unica navata sulla quale si affacciano dieci cappelle per lato.
La facciata è decorata con un bellissimo rosone traforato. La parete in fondo alla navata è piatta, non è presente quindi un’abside. Al centro del presbiterio si leva un altare gotico, opera trecentesca di grande fattura, costituita da quindici archetti ad ogiva, nove di questi sul lato maggiore.
Il Museo dell’Opera occupa le sale del monastero e ospita le opere scultoree spostate durante i lavori di ricostruzione della basilica.
Dal museo si accede all’area archeologica esterna, riportata alla luce durante i lavori di restauro condotti nel dopoguerra.
I lavori fecero riemergere una ambiente ampio, identificato come una piscina connessa con un edificio termale e risalente al I sec. d.C.. Le dimensioni dell’impianto si estendono per una superficie di circa 910 mq, scavata successivamente negli anni Ottanta e Novanta.
All’interno del complesso monumentale di Santa Chiara è custodito un suggestivo presepe napoletano del ‘700, facente parte di una serie di presepi realizzati a Napoli durante il regno di Ferdinando di Borbone, grande estimatore dell’arte presepiale. La scenografia è realizzata in cartapesta, legno e sughero e i pastori hanno il corpo in ferro filato e stoppa e gli arti e il volto in terracotta.
Chiostro Maiolicato di Santa Chiara
Il chiostro maiolicato come lo vediamo oggi è opera della ristrutturazione che vide a capo dei lavori Antonio Vaccaro tra il 1739 ed il 1742.
La committente, Suor Ippolita di Carmignano, badessa delle Clarisse, non badò a spese. La maggioranza delle suore era di origine aristocratica e volle che il chiostro fosse al livello del loro status; pertanto desiderò che i lavori rendessero il chiostro un luogo spirituale, che trasmettesse un certo senso artistico e amore per la bellezza.
E’ composto da 66 archi a sesto acuto che poggiano sul pilastrini in piperno. Alla base sono presenti bellissime maioliche rappresentanti scene vegetali.
Le pareti ai lati sono decorate con affreschi seicenteschi raffiguranti scene dell’Antico Testamento, santi e allegorie. Attualmente soltanto una delle pareti è priva di affreschi perché distrutti a causa dei bombardamenti.
Durante i lavori di restauro il giardino fu completamente modificato. Antonio Vaccaro realizzò due viali perpendicolari tra loro, che suddividevano l’area in quattro parti, due delle quali destinate alla coltivazione e le restanti a un bellissimo giardino con siepi e fontane.
I viali sono fiancheggiati da pilastri ottagonali completamente rivestiti da maioliche con festoni vegetali.
I pilastri sono collegati tra loro da sedili anch’essi interamente rivestiti in maioliche. Gli schienali sono decorati con scene popolari, agresti, marinare e mitologiche. Soltanto una delle raffigurazioni fa riferimento alla vita monastica e rappresenta una monaca intenta a dar da mangiare ai gatti nel chiostro.
Quello che colpisce del Monastero di Santa Chiara è il silenzio. Sembra quasi impossibile che un luogo al centro di una città viva e caotica come Napoli possa trasformarsi in una vera e propria oasi di pace, avvolta in un silenzio piacevole e rilassante. Passeggiare nel chiostro, lungo i viali circondati da bellissime maioliche, effettivamente ridona pace allo spirito e agli occhi.