Si parte a Firenze con “Chianti Lovers & Rosso Morellino”
Il debutto è stato a Firenze come da tradizione con il “Chianti Lovers & Morellino di Scansano” un binomio riuscito nel nome del Sangiovese e che grazie all’apertura al pubblico del pomeriggio ha fatto registrare un grosso successo di pubblico con 2000 persone impegnate in una full immersion enoica di 400 etichette per 110 aziende agricole.
Il nome “Chianti Lovers” strizza l’occhio al vasto pubblico di appassionati millennials ma riteniamo che una buona cultura del vino, prodotto re del made in Italy non si possa ridurre (come spesso capita) a selfie e storie da social col bicchiere in posa.
Nel nome accattivante sta però anche il pericolo perché se togliamo “lovers” rimane solo Chianti e i problemi sono quelli di sempre con un termine così vasto e generico che porta i meno avvezzi a: Chianti = Toscana.
La conferma viene da alcuni colleghi stranieri che non riescono a capire le sottozone eccezion fatta per il Chianti Rufina da sempre identitario.
Che necessità ci sia della frammentazione fra Chianti Valdarno Superiore, Chianti Colline Pisane, Chianti Colli Aretini, Chianti Colli Fiorentini, Chianti Colli Senesi, Chianti Montalbano e Chianti Montespertoli i consumatori medie esteri ci confermano che proprio non riescono a capirlo.
I vini non ci hanno del tutto convinti forse anche per quello di cui sopra. Alcuni sono ancora troppo giovani, alcuni sovrammaturi, alcuni tecnicamente ben fatti ma senza anima.
Tutt’altro discorso merita il Morellino di Scansano che anno dopo anno, senza sgomitare e con l’incoscienza del piccolo riesce a crescere bene. La linea identitaria c’è e anche il carattere forte e deciso della Maremma.
Ecco i nostri preferiti.
I Cavallini Morellino di Scansano docg 2021
Naso: intenso di viola mammola, cuoio e tabacco; bocca intensa e piena con tannini potenti.
Val di Toro Morellino di Scansano docg riserva 2019
Naso: iris, viola mammola, frutti rossi; bocca intensa, vivace e lunga con tannini potenti
Il “Chianti Classico Collection” svela le Uga
E’ stata poi la volta del Chianti Classico Collection che è tornata ad aprire le porte della Stazione Leopolda a un pubblico selezionato di operatori. Un po’ snob?
No una scelta precisa e diretta che condividiamo dato che, e non ci annoieremo mai di scriverlo, il vino è cultura e tradizione e non è un aperitivo da selfie.
Il Chianti Classico però oltre a tornare in presenza gioca l’asso della grande novità dell’Uga. Nome già cacofonico nell’acronimo ancora meno convincente nell’estensione di unità geografiche aggiuntive.
Nell’intendimento la nuova suddivisione intende delimitare undici aree all’interno della zona di produzione distinguibili in base alla combinazione unica di fattori naturali (composizione del suolo, microclima, giacitura del terreni, etc…) e fattori umani (storia culturale, tradizioni locali, spirito di comunità).
L’idea bella, che strizza l’occhio ai cugini francesi che non si sa perché finiamo sempre per voler copiare anche se siamo noi a vendere ogni anno più vini, lo è a nostro avviso sulla carta perché serve a creare ulteriore frammentazione e forse a confondere il consumatore medio.
Riconoscere nel bicchiere un’identità di Chianti Classico può risultare molto difficile.
Che le differenze ci siano fra un vino che si coltiva a 100 metri d’altitudine e un altro che si coltiva a 500 sono ovvie, così come quelle fra un terreno sassoso e uno argilloso e fra un’esposizione e l’altra. Sono però a nostro avviso cose da intenditori e appassionati che il consumatore medio forse non riesce a capire e il dubbio ci rimane.
I vini ci hanno convinto, anche le anteprime ancora scalpitanti, e ci siamo anche sforzati di comparare altitudini e uga, ma non siamo convinti.
Ecco i nostri preferiti.
Le Cinciole Chianti Classico 2018
Naso: rosa, ciliegia, limone, gelsomino, confettura e liquirizia; bocca sapido, elegante con tannini vellutati e lunghi.
Castello di Volpaia Chianti Classico Riserva 2019
Naso: iris, viola mammola, more e frutto rosso maturo, pieno, lungo ed elegante con tannini setosi.
Castello di Cacchiano Chianti Classico Riserva 2015
naso: cioccolato, caffè in polvere, rosmarino, erba medica e nota chinata; bocca elegante, intensa, lunga e vellutata.
Fontodi Chianti Classico Filetta di Lamole 2019
naso: tabacco, mora e rosa; bocca lunga con acidità elegante e tannino morbido.
A San Gimignano torna a farsi assaggiare anche sua maestà bianca Vernaccia
Presentate le nuove annate e la Riserva 2020 della Vernaccia nell’overture tradizionale dedicata alla stampa nella settimana delle anteprime di Toscana a San Gimignano.
Il nettare della Manhattan del Medioevo anche se arriva nel calendario subito dopo l’opulento Chianti Classico riesce sempre a ritagliarsi il suo spazio con un bianco sontuoso fra i grandi rossi di Toscana.
Bella e splendente più che mai San Gimignano dopo due anni di isolamento covid e un sole primaverile a illuminare le sue celebri torri ha accolto le migliori penne dei grandi nasi del giornalismo di settore di tutto il mondo per svelarsi.
Grande successo per la degustazione guidata dallo scrittore e degustatore Andrea Zanfi con l’assaggio comparato di 6 vini Vernaccia di diverse annate e di 6 vini italiani ospiti che hanno evidenziato l’attitudine della Vernaccia di San Gimignano di reggere e migliorare nell’invecchiamento dando risultati di notevole interesse.
Anche gli assaggi non guidati (a scelta sia in bendata che in palese) nelle sale del museo d’arte moderna hanno confermato che la Regina dei bianchi di Toscana stia camminando su un filo invisibile di difficile equilibrio fra la tradizione della doc più antica d’Italia e le richieste pressanti dei turisti che preferiscono bere altri bianchi anche a San Gimignano.
Ecco i nostri preferiti.
Casa alle Vacche Vernaccia Riserva Crocus 2019
Naso di fragolina di bosco, biscotto, zafferano e rosmarino; bocca ampia, allegra, piena e avvolgente.
Casa Lucii Vernaccia di San Gimignano Riserva Mareterra 2017
Naso: fragolina di bosco, zafferano, caramellina di frutta, fiore primaverile e rosmarino; bocca allegra ma morbida, ampia e fresca.
Cesani Vernaccia di San Gimignano docg 2021
Naso: mela, fiore di campo, banana e zafferano; bocca pienezza, lunga e sapida.
Cesani Vernaccia di San Gimignano Clamys 2020
Naso: albicocca e papaya. Bocca avvolgente, elegante, brillante e ampia.
Il Palagione Vernaccia di San Gimignano docg Hydra 2021
Naso: pera williams, albicocca, banana, fiori di campoi, ginestra e mimosa; bocca ampia elegante, sapida e lunga.
Montepulciano fra bio e Pieve
Svolta bio e nuova selezione “Pieve” per il vino Nobile di Montepulciano che acquisisce la definizione di “Toscana” in etichetta per presentarsi con la sua anteprima alla stampa nazionale e internazionale.
Lo fa con la decisione di non assegnare nessuna stella all’annata 2021, anche se verrà ricordata per la qualità si afferma dal Consorzio. Si aspetterà – prosegue il consorzio – a dare le stelle solo quando l’annata sarà in commercio, ovvero nel 2024.
A Montepulciano abbiamo apprezzato in degustazione più che la nuova annata immatura le 2019 e le Riserve 2018.
Non ce la sentiamo di giudicare i vini “da divenire” ancora irruenti e ormonali come ogni adolescente ribelle che si rispetti anche se alla fine anche noi vi daremo in ordine sparso le nostre preferenze.
Da rilevare però la novità più importante della nascita delle “Pievi” un nuovo disciplinare di selezione a cui hanno aderito oltre 40 aziende e che vedrà la luce nel 2024.
L’idea è quella di una Gran Selezione se poi i Nobili di Montepulciano si faranno Pievi lo scopriremo fra due anni.
Ecco i nostri preferiti.
De’ Ricci Nobile di Montepulciano 2019
Naso: caramello, tabacco e frutta rossa matura; bocca piena, lunga e avvolgente con tannini vellutati.
Valdipiatta “Vigna d’Alfiero” Nobile di Montepulciano Riserva 2018
naso: profumi intensi di frutta rossa matura e confettura; naso fresco, elegante e lungo con tannini setosi.
La Combarbia, Nobile di Montepulciano 2018
naso: caramello, caffè, liquirizia; bocca ampia, avvolgente e lunga con tannini intensi.
L’Altra Toscana che brilla di luce propria
Per chiudere il tour delle Anteprime Vinicole di Toscana siamo anndati alla scoperta di quella Toscana definita “altra” che sgomita per farsi notare e in certi casi ci riesce eccome.
Dai vini di Maremma al Montecucco, dal consorzio di Casole, all’Orcia, al Carmignano, Valdarno Superiore, ai colli Pisani e alle colline Lucchesi in ordine geografico risalendo da sud a nord la regione con un viaggio interessantissimo.
Abbiamo apprezzato molto i produttori che amano sperimentare con autoctoni e internazionali sontuosi bianchi. Punte di diamante dalle colline lucchesi e dalla Maremma e il rimpianto di non aver potuto assaggiare perché non pervenuti i migliori (quelli sì) vermentini toscani dei colli di Luni.
Discorso analogo anche per i rossi dov’è sempre in agguato il paragone con i grandi rossi provati nei precedenti giorni di anteprima. Chi osa vince ancora, almeno per noi. La ricerca, il riemergere di vigneti desueti, lavorazioni artigianali, la svolta bio e il lavoro ben fatto anche in passione fanno salire sugli altari soprattutto l’Orcia e il Valdarno Superiore.
Ecco i nostri preferiti.
Colle di Bordocheo, Toscano bianco Igt 2019 (vermentino, chardonnay, traminer)
naso: conchiglia, cipollotto, aglio e ginestra; bocca sapidità elegante e vivace.
Alberto Motta, Maremma Toscana Ansonica bio 2020
naso: miele, aglio, nocciola, ginestra e nota salmastra; bocca sapida, minerale e fresca.
Poggio Grande, Tagete toscano Igt 2021 (marsanne, rousanne)
naso: miele, ginestra, mimosa e lilla; bocca frizzantezza naturale, sapidità, lungo e brillante.
Donatella Cinelli Colombini, Cenerentola Orcia 2017 (sangiovese, fogliatonda)
naso: viola, mela, ginepro e pepe; bocca lungo, pieno e ampio con tannini setori ed eleganti.